LA PROPAGANDA SIONISTA DELLA DESTRA ITALIANA di Enrico Montermini

Finora ho denunciato il pensiero della Sinistra come una maschera della propaganda sionista, facendo nomi e cognomi di editori, direttori di giornali e giornalisti famosi di origine israelita. Questo non significa però che la Destra non sia altrettanto manipolata dai Sionisti. Ricordate i viaggi in Israele di Fini, di Berlusconi e, più di recente, di Salvini? Non esiste leader di Destra che non abbia fatto il suo pellegrinaggio nella terra di Sion per ricevere un qualche tipo di legittimazione morale a governare l’Italia. Tutto questo dovrebbe far riflettere…

La perfida alleanza

Comincerò col dire che espressioni come “Centrodestra” o “moderati” oggi non significano più nulla: in Italia esiste solo un pensiero di Destra, per altro non originale. Gli intellettuali cattolici e i liberali, infatti, sono saliti sul carro dei vincitori e cioè della Sinistra, dove oggi è più facile ottenere poltrone e denari per sé e per i propri amici. Alla Destra manca dunque il contributo della dottrina sociale della Chiesa. Mancano anche il patriottismo e l’anticomunismo, residuati bellici un passato frettolosamente sepolto. Da dove nasce dunque il pensiero della Destra di oggi?

La macchina della propaganda sionista si trova nei grandi network internazionali dell’informazione, nell’industria musicale, a Hollywood, nelle grandi università americane e inglesi. Se la Sinistra italiana ha sviluppato, per lo meno, un proprio arsenale retorico da usare nella battaglia politica – però sempre sotto la supervisione di intellettuali ebrei – la Destra si muove a rimorchio di un pensiero che è interamente made in USA. Oltreatlantico negli anni Novanta del secolo scorso si cementò l’alleanza politica tra i repubblicani e la lobby sionista, che controlla il Congresso e l’informazione. Il razzismo e l’esclusivismo tribale del Talmud fecero breccia nei cuori degli intellettuali conservatori americani, già imbevuti di etica puritana e di spirito da crociati, e originò un’ideologia che viene chiamata neocon e cioè neo-conservatrice. Contributi notevoli allo sviluppo di questo pensiero vennero anche da intellettuali inglesi, che erano però israeliti di razza e di cultura come vedremo tra poco.

Tra gli argomenti che la Destra italiana ha tratto dal pensiero neoconservatore a stelle e strisce troviamo l’idea che gli immigrati siano portatori di valori culturali inconciliabili con la nostra società e che siano nemici irriducibili del nostro modo di vivere.

Lo “scontro delle civiltà”.

Al principio degli anni Novanta la lobby sionista dell’informazione in America affidò al noto politologo Huntington il compito di costruire un’ideologia che giustificasse l’imperialismo giudeo-americano, dietro il quale si nascondono gli interessi della corporate banking, delle multinazionali e dello Stato di Israele. La nuova dottrina prese il nome di “scontro delle civiltà” e può essere riassunta in questi termini:

«La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologica né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro.»

Huntington, che fu tra i fondatori del movimento del movimento neocon, era stato allievo dell’ebreo Leo Strauss. Ho letto che ha amici ebrei e che ha partecipato alle iniziative di alcune organizzazioni ebraiche, ma sulla sua origine ci sono notizie contrastanti. Tuttavia non furono né lui né il suo maestro Strauss a coniare l’espressione “scontro delle civiltà”, bensì Bernard Lewis: inglese di origine israelita, ex agente del Secret Intelligence Service, poi orientalista di fama internazionale e autorità riconosciuta in tema di rapporti tra Occidente e Islam.

A Lewis dobbiamo anche la prima formulazione di un’idea, che suona come un caso particolare della teoria generale enunciata da Huntington:

<< I fondamentalisti combattono contro due nemici: secolarismo e modernismo. La guerra contro il primo è consapevole ed esplicita, ed esiste una letteratura che lo denuncia come forza del male neopagana operante nel mondo moderno, attribuita, a seconda dei casi, agli ebrei, all´Occidente e agli Stati Uniti. La guerra contro il secondo non è, in genere, né consapevole né esplicita ed è diretta contro l’intero processo di cambiamento verificatosi nel mondo islamico nel secolo scorso o prima, che ha trasformato le strutture politiche, economiche, sociali e addirittura culturali dei paesi musulmani. Il fondamentalismo islamico ha dato al risentimento e alla rabbia delle masse musulmane una finalità e una forma di cui erano prive, e le ha indirizzate contro le forze che hanno svalutato i valori e le lealtà tradizionali, derubandole in ultima analisi di convinzioni, aspirazioni, dignità e, in misura sempre più estesa, addirittura dei mezzi di sostentamento. >>

Tra i consapevoli seguaci di Hungton e Lewis troviamo in Italia l’ebreo Giuliano Ferrara, direttore de “Il Foglio”, che ci regala questa chicca:

<< La soluzione è la guerra. Cioè una politica estera aggressiva, la ricerca del casus, la pressione sugli alleati occidentali, la willing coalition per dare ordine al disordine africano e mediorientale. La guerra implica la calata del sipario sul nostro benessere insidiato dai mendicanti di spazio vitale, la guerra per risanare il mondo che preme in farraginoso subbuglio implica uno sforzo nazionale, tasse, spese militari, impegno civile che riguarda ciascuno, rinuncia all’equilibrio. Tutti sanno che quello è il problema. L’islam politico fanatizzato, da una parte (e Dio solo sa quanto questo islam assomigli all’islam, e basta). E tutto il resto di destabilizzazione, guerre civili, caduta dei regimi nostri alleati, i nostri figli di puttana, non si cura se non con la terapia militare e politica dell’intervento forte, di natura imperiale >>.

La “Eurabia”

Intorno alla metà degli anni Duemila l’ideologia dello “scontro delle civiltà” si aggiornò di un nuovo capitolo: la teoria della “Eurabia”, neologismo creato dalla penna feconda della scrittrice Bat Ye’or.

La teoria euràba sostiene che, a causa degli ineguali tassi demografici e dell’immigrazione di massa, entro poche generazioni la cultura dominante in Europa non sarà più occidentale, ma islamica; e che la Sharīʿa diventerà il sistema di valori dominanti a causa della moltiplicazione dei fedeli musulmani. I popoli autoctoni, divenuti minoranza, saranno declassati giuridicamente a “dhimmi”: lo status che i non musulmani hanno nei Paesi islamici.

Per capire i secondi fini della retorica euràba comincerò con una semplice osservazione: dietro lo pseudonimo Bat Ye’or (“Figlia del Nilo”) si nasconde Gisèle Littman, ebrea con passaporto britannico nata al Cairo. La motivazione della scrittrice era ostacolare il dialogo tra Unione Europea e Lega araba, dal quale si paventava la nascita di uno Stato arabo-palestinese e un grave danno agli interessi e al prestigio degli Stati Uniti:

 «Un apparato che ha reso l'Europa il nuovo continente della dhimmitudine fu messo in moto più di 30 anni fa con l'incitamento della Francia. Quindi fu prima delineata sommariamente una politica a larga gittata, una simbiosi dell'Europa con i paesi arabi musulmani, che dovesse avvantaggiare l'Europa - e soprattutto la Francia, il promotore primario del progetto - con un peso e un prestigio tali da rivaleggiare con quelli degli Stati Uniti. Questa politica fu intrapresa abbastanza discretamente, fuori dei trattati ufficiali, sotto il suono innocente del nome di Dialogo Euroarabo. Questa strategia, la cui meta fu la creazione di un'entità euroaraba pan-mediterranea, permettendo la libera circolazione sia di uomini sia di beni, determinò inoltre l'immigrazione politica per gli Arabi nella Comunità Europea (CE). E, per gli scorsi 30 anni, stabilì le politiche culturali rilevanti nelle scuole e nelle università della CEE.»

Come appare chiaro non c’è alcun interesse genuino per le sorti dei popoli europei o per la verità storica: si tratta invece di una confusa teoria del complotto nella quale echeggiano i timori degli oligarchi di Wall Street, poi dei neocons e della lobby sionista in America, infine della destra israeliana.

Oriana Fallaci

Tra gli entusiasti sostenitori della dottrina della “Eurabia” incontriamo la nostra Oriana Fallaci. La quale ebrea non è, ma si definisce sionista e lo fa in questi termini:

<< In questa nostra società tanto manipolata dai mezzi di INcomunicazione e tanto latinamente ( curioso termine no?) usata per determinati ”centri sociali” che siano religiosi, etnici o politici, con inconfessabili e perverse intenzioni di riuscire ad eliminare il popolo da Israele nel migliore dei casi; che nel peggiore e per niente occulto, quello che si pretende direttamente è lo sterminio ( nel linguaggio genocida si parla di ”gettarli al mare”) di otto milioni di persone che vivono nel territorio più singolare e controverso di quelli che sono sulla faccia del nostro pianeta terra. Sono solo un paio di milioni in più di quelli che sterminò Hitler…

Uno è basso perché non è alto o viceversa e io sono sionista perché non sono antisionista e in questo non ci sono ambiguità. O si è sionista o non lo si è.

In definitiva sono sionista perché respiro, perché penso, perché vedo, perché esisto, perché sò… Sono sionista perché conosco Israele e la sua gente e gli arabi che vivono lì e godono degli stessi diritti degli ebrei e temono gli arabi dall’altra parte e tacciono e sono colpevoli perché tacciono […] Sono sionista perché non mi piace che sgozzino la gente, che lapidino le donne o che uomini adulti si sposino con bambine […] e per ultimo sono sionista perché sono donna, europea e occidentale. Perché adoro la mia maniera di vivere e detesto che mi si voglia imporre qualcosa. Perché amo la libertà sopra ogni cosa. Perché rispetto le donne, perché bevo quello che voglio e mi piace il prosciutto e perché ognuno col suo culo fa quello che vuole signori…e signore! Of course!

Conclusione: sono sionista perché sono egoista e se muore Israele, nostro migliore e coraggioso alleato, dietro Israele moriremo anche noi >>.

Un atto di fede è un atto di fede: non si spiega con la ragione. Quindi non commenterò gli argomenti della scrittrice fiorentina, perché non hanno alcun fondamento razionale. Se lei si sente ebrea fino al midollo, sono affari suoi. Si comprende però il filo comune che lega la Bet Ya’or alla Fallaci: la difesa degli interessi sionisti contro tutto e contro tutti – persino contro le ombre sinistre della propria cattiva coscienza.

Il piano Kalergi

Dopo esserci deliziati con i deliri della Fallaci torniamo a cose più serie. Secondo la teoria euràba il futuro dell’Europa sarà la resa delle popolazioni autoctone alla conquista islamica e la loro accettazione del ruolo subordinato di dhimmi sotto i nuovi governanti musulmani. La propaganda sionista di Sinistra presuppone invece un diverso scenario: la trasformazione delle monolitiche società europee in una nuova realtà multietnica e multiculturale. Un processo nel quale gli intellettuali ebrei giocheranno un ruolo chiave, grazie alla loro cultura cosmopolita. È la tesi dell’israelita americana Barbara Spectre Lewis, fondatrice e direttrice di Paideia, l’organizzazione che seleziona e forma la classe dirigente ebraica dell’Europa di domani. Questo è, né più né meno, il piano Kalergi.

La teoria euràba potrebbe essere definita un piano Kalergi alla rovescia, perché presuppone lo scontro delle civiltà anzicché la fusione dei popoli. Curiosamente, però, la Bet Ya’or non cita il padre dell’Unione Europea, rifiuta di confrontarsi con lui: perché? Perché se lo facesse, dovrebbe ammettere che l’immigrazione di massa dall’Africa e dall’Asia è stata pianificata da quasi un secolo: infatti il piano è chiaramente esposto in Praktischer Idaealismus, che Kalergi diede alle stampe nel 1925. Dunque non esiste un trentennale complotto francese che coinvolge l’Unione Europea e la Lega araba: la scrittrice israelita descrive semplicemente una tappa di un piano iniziato assai prima.

Questa mistificazione è funzionale a cogliere due obbiettivi. Il primo: sostenere l’imperialismo giudeo-americano in Europa e Medio Oriente, contrapponendo i popoli secondo l’antico adagio “divide et impera”. Il secondo, ancora più subdolo, è il seguente: occultare l’identità degli esecutori del piano Kalergi, cioè la nuova aristocrazia razziale guidata dagli Ebrei. Si comprende ora perché alla premessa, falsa, che esista un complotto franco-arabo che coinvolge tutta l’Europa segua un’affermazione altrettanto menzognera: che i governi europei siano promotori di una guerra celata contro Israele, fatta di boicottaggi economici e talvolta accademici, portata avanti attraverso la diffusione di comportamenti antisionistici e neo-antisemiti. In verità non esiste minoranza più tutelata in Europa di quella ebraica; e l’idea stessa di Europa unita è un’idea sionista finanziata dall’America. Il conte Kalergi, infatti, era sposato con una donna ebrea ed era affiliato alla massoneria: suo padre, inoltre, scrisse un libro che condannava l’antisemitismo ed era addirittura amico e collaboratore di Theodor Herzl, padre del Sionismo. Il Movimento Paneuropa durante tutta la sua storia fu sostenuto da fior fiore di intellettuali ebrei.

L’intera opera della Bet Ya’or non è altro che contropropaganda o disinformazione: l’autrice, infatti, era pressoché sconosciuta al grande pubblico fino a quando Lewis – uomo dei servizi segreti – le diede notorietà. Non sorprende perciò che un’altra agente del Sionismo, la Fallaci, abbia aderito con entusiasmo a questo stesso inganno.

Propaganda euràba e terrorismo.

Se la teoria Euràba è pura disinformazione, non è un caso che la macchina della propaganda sionista abbia iniziato a diffonderla proprio a metà del decennio scorso. Infatti le stragi di Madrid (2004) e Londra (2005) hanno segnato una svolta nella Storia: il ritorno del terrorismo nelle metropoli europee. Un numero crescente di persone – e io sono uno di questi – ritiene che gli attentati jihadisti in Europa siano false flag ordite dalla CIA e dal MOSSAD con l’aiuto dei servizi segreti francesi, tedeschi e inglesi.

Ho accennato al fatto che il terrorismo non è un fenomeno nuovo in Europa. Durante la guerra fredda la lotta armata era condotta da gruppi neofascisti e marxisti. Tutte le fazioni erano state infiltrate dalla CIA. Le due ali estreme dello schieramento politico dell’epoca furono egualmente screditate di fronte all’opinione pubblica proprio a causa dei fatti violenti di cui furono protagoniste. Ciò rafforzò i governi filo-atlantici e consolidò le istituzioni di quella che chiamiamo democrazia: un mix di “paternalismo autoritario e gioco democratico”, per usare le parole di Churchill.

Destabilizzare per stabilizzare: questo era il concetto dell’operazione Chaos, promossa dalla CIA. Questo è anche il senso del terrorismo jihadista nelle metropoli europee.
Il terrorismo islamico e la propaganda per l'integrazione sono due facce della stessa moneta sionista: infatti non c'è mai stato un solo attentato a cui non sia seguita una manifestazione contro il terrorismo e contro il razzismo. Il cittadino che volesse ribellarsi a questa situazione viene trattenuto dal farlo dalla paura fisica dello straniero che gli siede accanto o dal timore di essere considerato razzista dai suoi simili. Allo stesso modo lo straniero che volesse vivere l'Islam in modo più militante viene dissuaso dal timore di essere arrestato o espulso. L'uno e l'altro sono spinti dalle circostanze a rinunciare, in misura crescente, alla propria identità: condizione necessaria per il successo di una società multietnica e multiculturale. Destabilizzare per stabilizzare, come dicevamo poc'anzi...

Il terrorismo colpisce duramente laddove i governi resistono all'apertura indiscriminata delle frontiere e cioè in Francia, Gran Bretagna e Germania. Al contrario l’Italia – il grande hot spot dell’immigrazione – pare essere completamente immune da tali problemi. Quest'ultima considerazione è in contraddizione con la tesi sioniste di Destra, che semmai suggerirebbero una relazione più stretta tra immigrazione e terrorismo lungo le "linee di faglia" dello "scontro delle civiltà"; e una più intensa conflittualità sociale allorché la "Eurabia" è vicina ad affermarsi. Se ne deduce che il terrorismo è inutile in Italia, dove i piani sionisti procedono indisturbati, mentre la disinformazione è tanto importante quanto la propaganda.


Conclusione

Il piano Kalergi marcia spedito come non mai. Eppure viene accuratamente censurato dal dibattito politico italiano. Nei talk show televisivi e sui giornali le sole repliche ammesse agli slogan della Sinistra sono le mistificazioni dei neocons e dei sionisti, che sono ripetute in modo acritico da politici e pseudo-intellettuali nostrani.
L'informazione e il dibattito politico tra Destra e Sinistra seguono perciò un copione nel quale i sionisti dettano le linee guida, gli argomenti, il linguaggio. Un capolavoro di doppiezza, non c’è che dire!
In questa truffa sono cadute molte brave persone, che difendendo i valori identitari con gli argomenti che gli scaltri sionisti offrono loro finiscono per essere etichettati come razzisti fanatici e populisti ignoranti.


Enrico Montermini, 13.08.2017


Bibliografia

Bat Ye’or, The Euro-Arab Axis.

O. Fallaci, Perché sono sionista, sul sito “Associazione Amici di Isreaele”, 17.11.2014, URL consultato in data 13.08.2017 http://www.amicidisraele.org/2014/11/perche-sono-sionista-di-oriana-fallaci/

G. Ferrara, Noi filistei pieni di amore dobbiamo pulire dove altri defecano e curare la scabbia. Stop, su “Il Foglio” (edizione on line), 14.06.2015 URL consultato in data 13.08.2017 http://www.ilfoglio.it/articoli/2015/06/14/news/noi-filistei-pieni-di-amore-dobbiamo-pulire-dove-altri-defecano-e-curare-la-scabbia-stop-84798/

S. Huntington, The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order, 1996.

Kalergi, Paneuropa, 1923.

Kalergi, Praktischer Idealismus, 1925.

B. Lewis, The Roots of Muslim Rage, in “The Atlantic Monthley”, Settembre 1990.

S. Manfredi, Psyops.

O. Spengler, Il tramonto dell’Occidente.



Commenti

  1. Non facciamo l'errore di riportare per vere fandomie ebraiche...
    Nei paesi musulmani, o perlomeno nella sharia, non è previsto alcun declassamento per coloro che hanno diverso credo, ma è sempre concessa libertà di culto (in Arabia Saudita forse no, ma gli al-saud, oggi è più chiaro, non sono veri musulmani).
    Per il resto mi sembra corrispo de più o meno a ciò che succede oggi nelle nostre società.

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  2. Questo perché Clinton, sempre secondo questo manipolo di alti ufficiali, era colpevole di alto tradimento in quanto aveva deliberatamente fatto cedere segreti di carattere nucleare ad acclarati nemici degli USA, Cina in testa.
    Tutta l’accusa si basa su una stretta frequentazione tra Clinton, avvenuta anche in diverse occasioni alla stessa Casa Bianca, e Wang Jun, supposto capo dei servizi segreti cinesi, almeno a sentire Skolnick.
    Questo Wang Jun pare essere a capo della Poly Technologies, una holding di stato, cinese, che tra le miriadi di attività, come tante conglomerate del resto occidentali, fabbrica anche armi.
    Pare che sostanziali forniture di armi alle gang di strada californiane siano arrivate proprio a cura della Poly Technologies…
    A complicar le cose, come in ogni giallo che si rispetti, c’era il fatto che il procuratore che aveva a che fare con dei casi giudiziari dei Clinton fosse proprio quel Kenneth Winston Starr che, guarda il caso!, allo stesso tempo era anche l’avvocato privato di Wang Jun.
    Aspettiamo fiduciosi una degna copertina dell’”Economist” – e di rimando qui da noi, in bocca ai tetragoni ventriloqui nostrani che animano la stampa nazionale… - sul conflitto di interessi non solo di Berlusconi ma anche dei Magnati d’oltreoceano…
    O siamo troppo ottimisti?
    E forse l’Italia dev’esser davvero solo una portaerei inaffondabile al servizio dei colonizzatori foresti di sempre?

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